mercoledì 31 luglio 2013

D'acqua



Galleggiava chissà da quanto.
La sensazione non era la calda e avvolgente, di un liquido amniotico che ti culla, era più che altro l’immersione in una gelatina collosa, fredda e insalubre.

Da quanto tempo fosse immersa non è chiaro.
Ore.
Forse anni.
Poteva muovere gli arti, girare gli occhi e guardare il cielo sopra di lei.
Ma quell’immensa brodaglia densa la tratteneva.
Probabilmente, anche riuscendo, sarebbe rimasta lì, immersa, persa nel suo mondo.
Riusciva a guardare il cielo e a percepire i colori, ma non tutti, sfumature di grigio metallico e marrone, niente rosso o giallo, qualche volta una sfumatura di verde. Niente più.

Quell’immobilità era solo apparente.
Dentro di lei si muovevano serpenti pronti a scattare, a mordere. E lo facevano, mordevano tutto ciò che avrebbe potuto cambiare il suo stato, qualsiasi cosa che avrebbe potuto tirarla fuori da lì.

Immersa nel suo liquido viscido si sente protetta. Chissà se si rende conto di essere una mosca che va a rintanarsi in una tela di ragno.
Probabilmente no.
I suoi sensi sono attutiti, non riesce a sentire, tutto è filtrato dal liquido.
Ovattato, scolorito, insapore.
Per percepire qualcosa ha bisogno di grandi quantità di sensazioni che deve masticare, se riesce, ed ingurgitare.
A volte i denti non servono, tutto viene deglutito intero.
Poi per un pò il dolore sparisce, appaiono quelle sfumature verdi, addirittura blu.
Ed è felice.
Come una mosca nella tela di ragno.







Autore: Elena Roversi

0 commenti:

Posta un commento